L’ultimo giorno di un condannato a morte

di Victor Hugo

con inserti da “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria

          In uno scenario da girone dantesco si consuma lenta e spietata la drammatica attesa di un uomo cui sta per essere brutalmente tolta la vita perché “giustizia sia fatta”. I colpi dei martelli dei carpentieri che allestiscono il patibolo penetrano come un tarlo nella mente del condannato, minano la sua lucida percezione di quanto sta per avvenire e lo gettano senza pietà nell’angosciosa attesa di interpretare il proprio macabro ruolo al cospetto di una folla abominevole e urlante.
A fare da contraltare il nitido pensiero di Cesare Beccaria che, come a voler segnare una delle possibili tracce da seguire, pone sul cammino del racconto gli elementi necessari per prendere posizione, per decidere da che parte stare.   

“Questo diario delle mie sofferenze, ora per ora, minuto per minuto, questa storia necessariamente incompiuta, questa specie di autopsia del pensiero agonizzante d’un condannato a morte… E’ proprio vero che morirò prima che finisca il giorno?”
(Victor Hugo)

“Ogni pena che non derivi dall’assoluta necessità è tirannica”
(Cesare Beccaria)

regia
Luca Fusi

con
Luca Fusi, Wladimir Todisco Grande

progetto musicale e pianoforte
Luca Rampini

scena
Ranieri Grottoli

luci
Emmanuel Schauffler