Il dialogo nella palude
di Marguerite Yourcenar
Questa breve commedia fu scritta al più tardi nel 1931, ma forse già nel 1929. Essa si ispira ad un fatto di cronaca del Medioevo italiano, la storia di un’aristocratica senese, Pia de’ Tolomei, relegata in un malsano castello in Maremma da un marito geloso che ve la lasciò morire. Questo patetico aneddoto, certamente inventato di sana pianta, ci è reso noto dai commentari intorno a quattro versi piuttosto criptici che gli ha consacrato Dante.
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Avendo da sempre letto attentamente i classici dell’estremo oriente, è probabile che all’epoca in cui scrissi questo atto unico conoscessi i “No”. E’ certo comunque che l’idea di imitare consapevolmente un “No” non mi venne. E se, come rivela la concisa formula di Claudel, “un dramma è qualcosa che accade, un No è qualcuno che accade”, Il Dialogo nella palude è un “No” con Sire Lorenzo come “Waki”, il pellegrino allucinato, e Pia come “Shite”, il fantasma.
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Che si tratti di incertezza sull’identità di una persona, di un mutamento di nome, di un travestimento, o di una confusione di idee che ci offuscano, il vero aspetto di un essere, i suoi sentimenti, o la sua posizione in rapporto a noi, avrei di continuo cercato di mostrare che tutto è diverso da come noi lo pensiamo, verità banale, che nessuno contesta, ma di cui nessuno tiene conto, e che ci trasforma dal momento in cui ne siamo pervasi.
Marguerite Yourcenar
Spettacolo creato per lo spazio Ex-Ansaldo – Milano d’estate 1991
traduzione
Luca Coppola e Giancarlo Prati
regia
Marina Spreafico
con
Toni Bertorelli
Giovanni Calò
Maria Eugenia D’Aquino
Barbara Miotti
Annig Raimondi
spazio scenico
Massimo Scheurer
costumi
Gillian Armitage Hunt
sarta
Gabriella Zellini
disegno luci
Fulvio Michelazzi