Ero cras

Una liturgia di Natale: le Antifone O

 

Il volto del figlio di Dio nelle Antifone O

La Chiesa ha conservato numerosi testi poetici che insieme alla Sacra Scrittura formano uno splendido e ricchissimo repertorio di preghiere. Per l’edizione 2012 del concerto di Natale la Cappella musicale del Duomo di Lodi ha scelto alcune composizioni musicali che ci raccontano come i credenti di tutti i tempi, dal medioevo ai giorni nostri, hanno sentito e vissuto l’attesa del Salvatore e il mistero dell’Incarnazione: sono testi meravigliosi carichi di fede e di amore, pieni di quella forza contemplativa che ha animato la testimonianza di tanti santi e che crediamo possano ancora nutrire in modo efficace la nostra fede e la nostra preghiera. In particolare, la lingua latina, che può a prima vista sembrare un ostacolo ad un ascoltatore di oggi, restituisce invece ad alcuni di questi testi tutta la forza originaria fatta di poesia e di teologia, fatta di stupore contemplativo e di preghiera vissuta, di fede intensa. Come scrive nel messaggio indirizzato ai cantori don Piero Panzetti, direttore della Cappella musicale nonché ideatore di questa originale proposta, il concerto di Natale odierno propone “nell’Anno della fede un viaggio suggestivo, cadenzato dalle Antifone maggiori dell’Avvento”. Partendo infatti dall’antichità per arrivare ai nostri giorni, si potranno ascoltare pagine sublimi di musica, consegnateci nel tempo, non solo quale patrimonio inestimabile del talento di tanti musicisti, ma anche quale testimonianza sincera e profonda della loro fede nel Mistero di Dio. Ero cras, “Ci sarò domani”. Forse questa promessa in latino alla maggior parte dei credenti oggi non dice niente. Ma è una promessa molto antica, risalente ai tempi di Gregorio Magno e nascosta tra le righe di sette antifone che tradizionalmente accompagnano, nell’ultima settimana di Avvento, il Magnificat ai vespri di rito romano. Un breve saggio del biblista belga padre Maurice Gilbert richiama dal passato la storia di questa promessa d’Avvento, a noi cristiani del Terzo millennio per lo più sconosciuta. Dunque il segreto delle “Antifone maggiori”, dette anche “Antifone O”, sta nella parola posta all’inizio di ciascuna di esse. O Sapientia, comincia la prima, e le successive: O Adonai, O Radix, O Clavis, O Oriens, O Rex, O Emmanuel. O Germoglio, O Radice,O Chiave,O Oriente, O Re, O Emmanuele: tutte le antifone iniziano con un’invocazione a Cristo. Ma capovolgendo l’ordine delle parole e prendendo di ciascuna la lettera iniziale, emerge e contrario l’acronimo Ero cras, “Ci sarò domani”. Non si tratta di crittografia, anche se i poeti e i musicisti medievali amavano nascondere un secondo messaggio dietro le parole di un testo. In realtà, ogni antifona è una sintesi di passi dell’Antico e Nuovo Testamento, un concentrato di fede cristiana che gli antichi fedeli ripetevano nella penombra dei vespri dell’Avvento, quando la notte calata sulle brevi giornate d’inverno, rischiarato solo da candele, evocava un’altra ombra, che incuteva timore. Dalle buie sere che precedono il solstizio, dal colmo dell’oscurità, nelle chiese si invocava: O Germoglio, O Sapienza, O Re, vieni a liberarci dalla tenebre. E nella quinta antifona, quella del 21 dicembre – giorno esatto del solstizio, in cui, in toccato il vertice del buio, il sole comincia a risalire in cielo – si cantava: O Oriens, splendor lucis aeternae et Sol Iustitiae: veni et illumina sedentem in tenebris et umbra mortis, “O astro che sorgi, splendore di luce eterna e sole di giustizia: vieni, illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra della morte”. E infine, nascosta nelle iniziali delle prime parole delle antifone: Ero cras. “Ci sarò domani”, ci sarò sempre: nel fondo del buio, di generazione in generazione, il ripetersi di una promessa di luce.

Cappella musicale della cattedrale di Lodi
direttore

don Piero Panzetti

Teatro Arsenale
regia
Marina Spreafico

attori
Giovanni Di Piano, Chiara Giordano, Mattia Maffezzoli, Lorena Nocera, Vincenzo Paladino, Marco Pepe, Valentina Rho, Fabrizio Rocchi, Carmela Servino

scritta Ero Cras
Massimo Scheurer

luci
Piera Rossi