Conversazione sotto la pioggia

dal romanzo ‘Storia di Genji’ di Murasaki Shikibu

 

 

Il Genji monogatari (Storia di Genji) è la maggiore opera letteraria del Giappone. Fu scritta nell’XI secolo, l’età d’oro della civiltà Heian, da una dama di corte, Murasaki Shikibu.

Intorno al soggetto principale, gli amori del principe Genji lo Splendente, si intrecciano un’infinità di temi umani, filosofici e politici, fatti e avvenimenti molteplici, infiniti personaggi. Parallelamente è uno spaccato impressionante del periodo Heian, l’età classica della civiltà e della cultura giapponese, fiorita tra il IX e il XII secolo con il trasferimento della capitale a Kyoto e il passaggio del potere alla potente famiglia Fujiwara. Questa civiltà raffinatissima, quasi esclusivamente riservata ai membri della corte imperiale, sviluppò originali forme artistiche dopo i precedenti secoli di importazione della cultura cinese, grazie anche all’invenzione della scrittura fonetica, riservata soprattutto alle donne, escluse dagli studi cinesi, che trovandosi tra le mani uno strumento linguistico duttile e svincolato da schemi e tradizioni opprimenti, diedero vita a una grande letteratura. Tra queste, vissuta intorno all’anno 1000, la più grande di tutte: Murasaki Shikibu, autrice, oltre che della Storia di Genji, di un Diario e delle Memorie poetiche. Pur facendo parte del clan dominante dei Fujiwara, la sua famiglia non aveva potere politico; vantava però un nutevole lignaggio letterario.  Fu dama di corte al seguito della consorte imperiale Shoshi. Visse in un’epoca in cui l’aristocrazia del Giapppone Heian era al suo apice: un mondo conchiuso e perfetto che non trova paragoni con epoche e civiltà della nostra storia, lontanissimo per gli stessi giapponesi. Quella civiltà fu poi sopraffatta dall’avvento al potere della casta militare e scomparve nel nulla. 

La storia di Genji fu un romanzo popolarissimo ai suoi tempi. Nei secoli seguenti fu la maggior fonte di ispirazione per la poesia e per gli autori di drammi del teatro No; di esso fu compilato un dizionario, formalizzato verso il 1300, il Genji Yoriai, dove si trovano le regole di associazione poetica a partire dalle parole del romanzo, di uso comune per letterati e poeti. Dal XIII secolo ai giorni nostri è stato costantemente oggetto di studio e non si contano le opere di commento e di esegesi.

 

Una volta in Giappone visitai un famoso monastero. Nel giardino, un po’ discosto c’era un laghetto. Una scritta diceva: “Tutto quello che vedete riflesso nello stagno, appartiene al monastero”. Questa per me è l’essenza della sensibilità artistica di Murasaki e della cultura cui appartiene.  (MS)

Adattamento e regia
Marina Spreafico

Con
Claudia Angiolini, Maria Eugenia D’Aquino, Susanna Ghiringhelli, Annig Raimondi, Clarissa Romani (soprano), Marina Spreafico

Allestimento
Massimo Scheurer