Erwachen (Risveglio)

di August Stramm

 

August Stramm, il poeta, ha scritto sei opere teatrali. Perché August Stramm oggi? Un anno fa, per caso, ho incontrato ‘Risveglio’ in un libro sugli espressionisti tedeschi. La mia prima impressione fu che assomigliasse ad un testo di Harold Pinter. Lo scambio delle battute nel dialogo è molto veloce e la presenza delle parole è solo la punta di un ghiaccio senza il peso di un racconto. 

Il teatro non è letteratura. Troviamo questo movimento anche negli artisti del Bauhaus, del Dadaismo, ecc. Fino ad ora.

Laszlo Moholy-Nagy (su August Stramm): “Il teatro di August Stramm non racconta storie, ma presenta scontri di energie improvvisi, esplosioni di impulsi e passioni. Il movimento e il suono sono il risultato della collisione delle energie dei personaggi, delle loro passioni”.

Ma Stramm non si era ancora liberato abbastanza dal peso della scrittura, era ancora in fluenzato dal misticismo e dalla filosofia di Fichte…

Guardare i quadri di Kandinskij è come guardare le stelle. Vorrei sentire la musica e guardare il cosmo al di là delle sue forme…

Ascolto le parole di August Stramm:
“- Lui: hai freddo?
– Lei: la notte è umida”.

In un momendo in cui il mondo vecchio sta cedendo, vorrei trovare qualcosa di interiore. Quel momento di crepuscolo forse è come il nostro tempo…

Ricordo il giardino di Ryoangi a Kyoto. Tra i sassi, la ghiaia bianca. Silenzio, vuoto…

dalla presentazione di Kuniaki Ida

Dove finisce il teatro e comincia la musica? o la pittura o la danza o la scultura? la poesia, l’architettura? Certo – da qualche parte – si passa da un dominio all’altro, ma perché dividere e inscatolare in generi? Mi è sempre sembrato che nel teatro ci fossero tutte le arti come in musica ci sono i colori, lo spazio, il conflitto e così via. C’è il ritmo alla base di tutto, che si traduce in spazio, suoni, movimento, colori, e anche questi si dissolvono in ritmo. E noi esseri sensibili siamo disponibili a tutte le forme che si intessono e riscompongono e facciamo corpo con le cose. Mi sembra naturale quindi ritrovarci oggi a presentare un aspetto del mondo che ci pare vicino alla nostra sensibilità anche se lontano nel tempo insieme ad una galleria d’arte, ritrovando l’origine di qualcosa che apparteneva anche a Stramm che era ugualmente poeta e pittore.

Marina Spreafico – dal programma di sala


August Stramm (Muenster 1874 – Horodec 1915)
Frequenta il ginnasio a Dueren, Eupen e Aquisgrana e manifesta presto segni di una vocazione poetico-mistica, ereditata dalla madre cattolica. Ma il padre, sergente e revisore telegrafico, lo avvia all’impiego di amministratore delle poste. Stramm si adatterà con impegno alle norme della professione e anche del servizio militare, ottenendo nel 1897 il primo impiego postale sulla lnea transatlantica Brema/Amburgo – New York, e i gradi di ufficiale di complemento. Nel 1902 sposa la scrittrice Else Krafft, conosciuta a Berlino, dove si trasferisce nel 1905 proseguendo la sua carriera al ministero delle poste. A Berlino Stramm frequenta l’università e si laurea nel 1909 con una tesi sui problemi delle poste internazionali. Già a Brema, dall’ormai consolidata posizione borghese, si era provato come dilettante in varie arti, pittura, musica e poesia, componendo drammi e versi. I tentativi drammatici di Stramm attirano l’attenzione di Herwarth Walden, che nel 1914 ne pubblica tre drammi nella serie degli “Sturm-Buecher”. Tra questi Die Hai debraut e Sancta Susanna inteoducono i primi eelementi espressionisti in strutture simbolistiche derivate da Maeterlinck e Strindberg. Nel circolo dello “Sturm” Stramm elabora rapidamente un nuovo stile, utilizzando le teorie di Marinetti e di Kandinsky per le sue perssonalissime sperimentazioni  linguistiche.  In esse la parola isolata e violentemente avulsa da ogni convenzione sitattico-grammaticale viene caricata della massima intensità espressiva. Allo scoppio della guerra, Stramm viene richiamato ma continua a comporre poesie ispirate dagli eventi bellici e drammi, rappresentati postumi perché egli cadde nel settembre 1915 durante un assalto nelle paludi di Rokitno.   

In collaborazione con la Galleria Arte Centro

 

traduzione 
Helga Wendt

regia 
Kuniaki Ida

scene 
Lucia Pescador

musica 
Irlando Danieli e Walter Prati

costumi 
Luciana Bussini

pupazzi 
Olga Vinals

luci 
Federico Masiero

con 
Kuniaki Ida, Claudia Angiolini, Maria Eugenia D’Aquino, Marco Gorieri, Vincenzo Fonti, Mario Ficarazzo, Giulia Tommasi, Rosangela Bulgarini, Salvatore Puddu, Emma Terenzio, Maria Paola Lembi, Enzo Trovato, Monica Lattuada

organizzazione
Ruggero Dimiccoli