ERRATUMUbu

Pataperformance

Milano, Spazio Erratum / dal 3 al 5 maggio 2019

ore 21

ERRATUMUbu
Pataperformance: il ritorno di Ubu, immortale creatura di Alfred Jarry, in tre episodi

da un’idea di Sergio Armaroli e Marina Spreafico

1° episodio – UbuUbu
2° episodio – Ubu coloniale
3° episodio – Ubu, il patafisico

Ubu emerge alla luce letteraria nel 1896 grazie ad Alfred Jarry e a quella musicale grazie a Claude Terrasse. Ubu è un tipo umano, una maschera, e come tutte le maschere vive tra due opposti. Il tipo Ubu vive tra spregiudicatezza e pavidità.
Ubu è anche fin dai suoi esordi una marionetta, aspetto che ne sottolinea l’immediatezza comunicativa. Patafisicamente priva di intellettualismi si esprime attraverso l’azione e il ritmo, è vicina alla musica.
Ubu è noto soprattutto attraverso una pièce teatrale, UBU ROI, ma è presente in numerose altre opere di Jarry, commedie per marionette e non, l’Almanacco di Ubu in cui si narrano le sue paradossali invenzioni e le sue avventure coloniali, poesie, canzoni, ecc.
Ubu ha ispirato l’opera di poeti, pittori, scrittori, tra cui il Nobel Wole Soyinka che ne ha trasposto le vicende in terra africana.
Allo spazio Erratum arriva nella sua persona marionettistica per parlare di sé e rinverdire il consesso patafisico, da sempre molto presente a Milano.

Ubu
Come tutte le maschere Ubu ha un volto, un corpo, un abito e una dinamica.
Il volto è ben descritto da Jarry, che ne ha fatto molti disegni: testa a pera con esiguo spazio per il cervello, mascelle ispirate a quelle di un coccodrillo. E a un coccodrillo, per ferocia e lacrime, assomiglia nel carattere. Anche il corpo è ben descritto: un enorme ventre dominante allude agli istinti vitali, i cosiddetti bassi istinti, che muovono Ubu, istinti né filtrati da cultura né da morale.
L’abito sottolinea il ventre e una spirale ci conduce al suo centro: l’ombelico, la gidouille.
Ubu si muove caracollando, ma è capace della velocità del fulmine là dove si tratta di Phynanza e di cibo. Ha al suo fianco un corrispondente femminile: una donna ripugnante, assetata di potere, più intelligente di lui, dai forti appetiti sessuali. E mentre Ubu, a volte, si intrattiene con la sua, se pur bistrattata, coscienza, presso la moglie non se ne trova traccia.
Ogni tanto è bene ricordarsi delle grandi maschere. Esse servono da faro nel groviglio dell’umanità e ci orientano nella comprensione del variegato genere umano. Segnano la rotta dei tipi e dei caratteri che contengono.

Perché ‘Père UBU’
Gli Ubu sono chiamati Père Ubu e Mère Ubu. Père e Mère, quando precedono un nome, alludono a qualcuno cui si riconosce un’autorevolezza in senso largo. Un po’ come se noi facessimo un misto di padre nel senso di padre della patria, di madre nel senso di mamma e madonna, di pater familias, di don e donna in certe parti d’Italia, di signore e signora in altre. Ha un’accezione abbastanza colloquiale che porta con sé una certa empatia.

 

Biglietteria:
Ingresso gratuito su prenotazione

Per info e prenotazioni:
Spazio Erratum about sound | visual | text – www.erratum.it
viale Andrea Doria, 20 – Milano

da un’idea di Sergio Armaroli e Marina Spreafico
traduzioni adattamento regia Marina Spreafico
musiche Claude Terrasse, Sergio Armaroli, Francesca Gemmo, Steve Piccolo
musicisti Sergio Armaroli, Francesca Gemmo, Steve Piccolo
marionetta e fondali Corinne Bedone
attore/marionettista Giovanni Di Piano
vocalist Steve Piccolo
assistenza tecnica Christian Laface
Si ringraziano Stefania Colla e Ian Gualdani per la collaborazione